Sempre più imprese ed imprenditori si trovano di fronte alla necessità di misurare e monitorare le proprie performance ESG. L’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive[1] (CSRD) dell’Unione Europea, accelererà l’esigenza per le imprese all’implementazione di sistemi di controllo interno e gestione dei rischi, anche in relazione al processo di reporting ESG. Ma come poter agire?
Per un efficace monitoraggio delle proprie performance ambientali, sociali e di governance e dei relativi impatti, risulta essenziale partire dal concetto di misurazione di tali variabili.
Per l’impresa che intende avviare o consolidare un percorso di monitoraggio, è opportuno che attivarsi con la strutturazione di processi di raccolta dati per elaborazioni interne o per sottoporsi a periodici audit esterni ricorrendo a sistemi di gestione idonei certificati[2]. Occorre perciò mappare i propri processi aziendali, individuare le variabili rilevanti e dopodiché misurarli mediante dei Key Performance Indicators (KPI).
[1] Direttiva (UE) n. 2022/2464.
[2] Come gli standard ISO 14001 (ambiente), ISO 45001 (salute e sicurezza).
Ma quali KPI misurare e monitorare?
Pensiamo nel concreto a qualche esempio rispetto alle tre diverse componenti ESG. Tenendo come riferimento i principali standard di rendicontazione di sostenibilità riconosciuti a livello internazionale del GRI (Global Reporting Initiative) ed i recenti standard introdotti a livello europeo – ESRS (European Sustainability Reporting Standard) – è possibile estrarne alcuni in comune e trasversali come materialità.
Environmental:
- Consumi energetici: misurazione dei consumi di energia per fonte e distinti tra fonti energetiche rinnovabili e non rinnovabili
- Emissioni di anidride carbonica in atmosfera: GHG Scope 1, Scope 2 e Scope 3
- Gestione dei rifiuti: rilevazione dei rifiuti generati, inviati a recupero o smaltiti.
Social:
- Diversità e inclusione: livello di inclusione di genere e forza lavoro giovanile in azienda
- Sicurezza sul lavoro: tasso di frequenza degli infortuni sul lavoro
- Formazione del personale: indice di ore di formazione per dipendente
Governance:
- Composizione del consiglio di amministrazione: diversità e indipendenza nel CdA
- Presidi anti-corruzione: policy e processi formalizzati per le gestione e presidi organizzativi per l’attribuzione delle responsabilità amministrative
- Remunerazione del top-management: sistemi di incentivazione (MBO) per il perseguimento di obiettivi ESG
L’assist fornito dalla CSRD
La CSRD amplifica l’importanza della governance dei fattori ESG. Come espressamente riscontrato con la normativa introdotta dal legislatore europeo, le imprese dovranno impegnarsi nell’integrare gli
obiettivi ESG all’interno della propria strategia. Sarà pertanto necessario integrare informazioni rilevanti sui fattori ESG e comunicare di come le pratiche adottate di sostenibilità generino degli effetti, degli impatti sull’andamento dell’impresa e sulla situazione economico finanziaria. Per definire delle vere e proprie strategie ed effettuare un monitoraggio dei propri target di sostenibilità da rendicontare agli stakeholder, le imprese dovranno essere trasparenti nell’indicare, all’interno della reportistica di sostenibilità, il ruolo assunto dai vertici aziendali sui rischi ESG.
Nella normativa si richiama inoltre all’introduzione di meccanismi incentivanti per i membri della governance, ancorate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, richiedendo la descrizione delle caratteristiche principali dei sistemi di incentivazione[1].
La gestione delle valutazioni degli esponenti apicali aziendali connessa ad obiettivi ESG si pone come elemento abilitante dell’efficacia delle azioni di transizione e di miglioramento. Ruoli e responsabilità chiare sugli obiettivi ESG comprensivi di forme di remunerazione variabile si pongono come fattori in grado di facilitare il perseguimento dei target prefissati.
[1] Obbligo di informativa GOV-3 – “Integrazione delle prestazioni in termini di sostenibilità nei sistemi di incentivazione” (ESRS-2, Reg. Delegato (UE) 2023/2772).
Gli strumenti più efficaci per la Governance dei fattori ESG
Per monitorare le proprie performance ESG occorre attivare una pianificazione integrata e misurabile sia di breve che medio-lungo termine. In quest’ottica, sul piano ambientale, un’impresa dovrebbe definire per esempio degli obiettivi cadenzati secondo traiettorie temporali ben definite in relazione alla riduzione delle emissioni climalteranti e al raggiungimento dell’obiettivo Net-Zero[1].
Una governance dei fattori ESG solida dovrebbe basarsi su un’idonea struttura organizzativa comprensiva di organi e ruoli di responsabilità chiari e ben definiti per pianificare e monitorare gli obiettivi ESG, di policy e procedure che consentano un’efficace misurazione, analisi e verifica continua dei KPI ESG; infine, di un livello di trasparenza e rendicontazione dei risultati che sia conforme alle linee guida CSRD, ovvero che possa garantire principalmente la trasparenza delle informazioni pubblicate.
Il monitoraggio delle proprie performance ESG non si deve, però limitare alla conformità normativa, ma può costituire un’opportunità strategica per le imprese di dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità e il mantenimento degli impegni presi con gli stakeholder. Il ricorso a specifici KPI ESG e a sistemi di gestione idonei per il loro monitoraggio può consentire di migliorare nel tempo le proprie performance ESG, ottenere nel medio-lungo termine benefici sul piano competitivo e a mitigare i rischi di gap di aspettative degli stakeholder nella gestione dei fattori ESG.
La sostenibilità ha inizio e acquisisce valore nel segno della Governance.
[1] In base agli obiettivi definiti dalla COP 21 dell’Accordo di Parigi del 2015 (“zero emissioni nette” entro la metà del secolo).
di Andrea Cincinnati Cini, Head Of ESG, Cerved Rating Agency
di Francesco Toffoletto, Senior ESG Analyst, Cerved Rating Agency