di Fabrizio Negri, CEO Cerved Rating Agency
La probabilità di default è stimata al 6,13% a fine 2024, in calo rispetto al 6,22% di fine 2023 ma ancora lontana dal 4,45% di dicembre 2019. L’incertezza economica mondiale degli ultimi anni ha anche ridotto la percentuale di rating Investment Grade: rappresentano ora il 40,8% rispetto al 56,7% nel 2019.
La parola “chiave” del nostro Credit Outlook 2024 è policrisi. Il concetto non è nuovo. Nel 1999, il filosofo e sociologo Edgar Morin e la coautrice Anne Brigitte Kern lo introdussero nel contesto del loro libro “Homeland Earth: A Manifesto for a New Millennium”. Per primi posero l’attenzione su come le “crisi (moderne) si intrecciassero e sovrapponessero” creando una complessità in grado di alterare la prosperità del pianeta. A riprenderlo in seguito fu poi il sociologo Mark Swilling (2013; 2019) che usò questa espressione come una sorta di definizione generale per indicare “le molteplici e interconnesse crisi della politica economica globale che includono (temi più ampi quali) il cambiamento climatico, la crescita delle disuguaglianze e le crisi finanziarie”. Più di recente la letteratura scientifica ha adottato il termine in riferimento alla crisi finanziaria globale del 2008/2009 e la conseguente crisi del debito sovrano in alcuni Paesi dell’Unione Europea.
Mai però come durante la crisi pandemica e negli anni immediatamente successivi abbiamo avuto la concreta manifestazione del concetto; mai come in questo periodo abbiamo osservato in concreto i quattro elementi distintivi di una policrisi: estrema complessità, non linearità delle relazioni causa-effetto, processi causali interdisciplinari operanti su orizzonti temporali differenti e su diversi sistemi naturali, sociali e tecnologici e profonda incertezza.Si pensi infatti come tra il 2020 e il 2024 l’economia mondiale abbia assistito al susseguirsi e sovrapporsi dell’emergenza sanitaria Covid-19, delle tensioni lungo le catene di approvvigionamento, dell’aumento del prezzo delle materie prime, del conflitto russo-ucraino, dell’incremento repentino dell’inflazione, del conseguente ciclo di rialzo dei tassi di interesse, della crisi medio-orientale e più recentemente del rallentamento del trasporto marittimo attraverso il Mar Rosso.
Quale è stato l’impatto della policrisi?
L’economia italiana, che pure ha sempre mostrato una significativa resilienza e capacità di adattamento ai diversi shock, ha interrotto quella discesa della rischiosità iniziata subito dopo la fine della crisi del debito sovrano europeo (2010-2015). Le straordinarie misure di finanza emergenziale adottate sia a livello europeo che a livello nazionale per contrastare gli effetti della crisi pandemica hanno “mascherato” il reale stato di salute delle imprese italiane il rischio di credito delle quali è andato crescendo nel corso degli ultimi anni.
Fattualmente, su un campione di oltre 15 mila società di capitali con rating creditizio assegnato da Cerved Rating Agency, la probabilità di default si è attestata al 6,22% a dicembre 2023, un valore sensibilmente superiore ai livelli pre-covid. Inoltre, la percentuale dei soggetti valutati Investment Grade si è ridotta dal 56,7% del dicembre 2019 al 45,2% di dicembre 2022, per poi scendere ancora al 40,8% a dicembre 2023. Di fatto, negli ultimi cinque anni, si sono invertite le proporzioni tra le imprese che si rivelano solide dal punto di vista finanziario e quelle invece più fragili.
Quali sono le previsioni per il 2024?
Il 2024 è iniziato con molte questioni irrisolte che pesano ancora sul profilo di rischio di credito delle imprese italiane. L’incerto contesto geopolitico, il calo della fiducia delle imprese a causa della debolezza della domanda, gli alti tassi d’interesse e l’inflazione influenzano l’attività economica determinando un aumento della rischiosità.
Il Credit Outlook fornisce una stima della probabilità di default per il 2024 in tre diversi scenari:
Scenario di base: la probabilità di default per le imprese non finanziarie italiane a dicembre 2024 è prevista in lieve miglioramento al 6,13%, un livello più basso rispetto a quello di dicembre 2023 (6,22%). L’attività economica rimane contenuta nella prima parte dell’anno per poi consolidarsi nella seconda metà, supportata dalla diminuzione dell’inflazione, dalla riduzione dei tassi d’interesse e dalla solidità del mercato del lavoro.
Scenario intermedio: la probabilità di default è prevista in salita al 6,39%. In questo scenario alternativo al quale assegniamo una bassa probabilità di accadimento oltre al generale peggioramento delle condizioni economiche e della situazione geopolitica assistiamo ad un rinvio della riduzione dei tassi e a ritardi nell’attuazione del PNRR.
Scenario grave: la probabilità di default prevista toccherebbe il picco del 6,82%. In questo scenario alternativo al quale assegniamo una minima probabilità di accadimento assistiamo alle condizioni negative dello scenario intermedio acuite dall’estensione di conflitti in nuove aree geografiche, dal verificarsi di stagflazione sia negli Stati Uniti sia in UE, da tassi di interesse più elevati e dalla sospensione dei piani del PNRR.
Volgendo lo sguardo oltre il 2024 appare evidente come la ripresa della discesa dei livelli di rischio delle imprese italiane possa essere favorita da una maggiore capacità di competere dell’intero mercato europeo. In particolare, le opportunità offerte dalla transizione ecologica e dalle nuove tecnologie digitali dovrebbero essere oggetto di misure di investimento (stimate in c. euro 500 miliardi/anno) tali da assicurare competitività con le altre aree economiche mondiali (segnatamente Stati Uniti e Cina).