Battaglia legale sui dazi USA

Il 28 maggio 2025, la Corte federale per il Commercio degli Stati Uniti ha annullato i dazi reciproci introdotti dall’amministrazione Trump il 2 aprile 2025. Questi dazi, che colpivano quasi tutte le importazioni, erano stati imposti sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), una legge federale del 1977 che consente al Presidente di introdurre norme in materia di commercio internazionale in risposta a situazioni di emergenza nazionale. Tuttavia, la Corte ha stabilito la non sussistenza di una emergenza nazionale che giustifichi l’applicazione dell’IEEPA, dichiarando quindi nulli i dazi della corrente amministrazione.

È importante sottolineare che i dazi su acciaio, alluminio e componentistica per il settore automotive, introdotti ai sensi della Sezione 232, non sono stati oggetto della sentenza e rimangono dunque in vigore.

Già nella giornata del 29 maggio, tuttavia, la Corte d’appello ha sospeso l’efficacia della sentenza, lasciando in vigore tutti i dazi e concedendo ai ricorrenti tempo fino al 5 giugno per presentare una risposta. Il caso potrebbe infine arrivare alla Corte Suprema, la più alta istanza giudiziaria degli Stati Uniti.

Nel frattempo, gli incassi relativi ai dazi mostrano un trend in decisa crescita a partire da aprile 2025, quando sono stati annunciati i dazi reciproci. Nel solo mese di maggio, gli introiti derivanti dalla loro applicazione hanno sfiorato i 23 miliardi di dollari — circa tre volte il valore registrato nello stesso periodo dell’anno precedente.

Fonte: Treasury.gov Daily Treasury Statement (DTS)

LE POSSIBILI EVOLUZIONI

Oltre al ricorso già presentato contro la decisione della U.S. Court of International Trade e il possibile approdo alla Corte Suprema, esistono altre opzioni che l’amministrazione Trump potrebbe utilizzare per ristabilire, almeno temporaneamente, alcuni dei dazi sulle importazioni:

  • Sezione 122 del Trade Act del 1974
    Potrebbe essere utilizzata per portare i dazi fino al 15% senza attivare un’indagine formale che comporterebbe tempi più lunghi. Questi dazi avrebbero però durata massima di 150 giorni, oltre i quali servirebbe un’azione del Congresso per estenderli.

  • Sezione 301 del Trade Act del 1974
    Permette di imporre dazi contro pratiche commerciali sleali da parte di governi stranieri. Per porli in vigore è necessario prima completare una serie di indagini di natura commerciale ma non vi sono limiti sulla durata o entità dei dazi imposti.

  • Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962
    Usata per l’import di acciaio e alluminio e parti auto, permette l’imposizione di dazi per motivi di sicurezza nazionale

  • Sezione 338 del Trade Act del 1930
    Mai usata finora, consente dazi fino al 50% contro paesi che discriminano il commercio con gli USA, senza necessità di indagine

Uno scenario possibile prevederebbe che l’amministrazione possa rapidamente introdurre un dazio universale del 15% sotto la Sezione 122, sostituendo il 10% in vigore sotto l’IEEPA. Pur con una validità massima di soli 150 giorni, alcuni settori già minacciati dai dazi in precedenza (semiconduttori e farmaceutica ad esempio) potrebbero essere interessati da questa decisione.

LE CONSEGUENZE PER LE IMPRESE ITALIANE

La battaglia legale che si prospetta sulla legittimità dei dazi reciproci si preannuncia lunga e complessa; l’incertezza che ne deriva non agevola una corretta pianificazione dei business plan e degli investimenti da parte delle imprese. Come già discusso all’interno del Credit Outlook 2025 è l’incertezza a pesare sulle prospettive del rischio creditizio delle imprese.

La decisione iniziale della Corte federale per il Commercio indebolisce la posizione negoziale degli USA nei colloqui con i partners commerciali ma, come ricordato, l’amministrazione USA dispone di diverse opzioni per dare seguito alla sua politica protezionistica. Molto dipenderà quindi dalle decisioni che verranno prese in sede giudiziale e dalle possibili contromosse da parte dell’amministrazione statunitense.

a cura di Stefano Angelini, Head of macroeconomic research – Cerved Rating Agency