Dal rischio climatico al rischio di credito: perché l’ambiente conta nella valutazione finanziaria

Negli ultimi anni, i rischi climatici e ambientali sono usciti dalla nicchia ESG per entrare a pieno titolo nei processi di analisi del rischio finanziario. Non si tratta più di una riflessione teorica o futura: oggi gli eventi estremi e la transizione energetica producono impatti tangibili sulla solvibilità delle imprese. Comprendere come questi fattori influenzano il merito creditizio è un passo cruciale per banche, investitori e agenzie di rating.

Due dimensioni di rischio: fisico e di transizione
Secondo la classificazione ormai consolidata anche dalla BCE, i rischi ambientali si articolano in due dimensioni principali:

  • Rischio fisico, connesso agli impatti di eventi climatici estremi o cambiamenti graduali (es. alluvioni, siccità, innalzamento dei mari);
  • Rischio di transizione, legato all’impatto economico e normativo del passaggio a un’economia low-carbon (es. nuove regolazioni, innovazione tecnologica, cambiamento delle preferenze di mercato).

Entrambe le categorie hanno ricadute potenziali – dirette e indirette – sulla capacità di rimborso delle imprese.

Dall’ambiente al credito: un collegamento sempre più stretto


Cosa succede quando una garanzia immobiliare è situata in una zona ad alto rischio climatico? O quando un’azienda non ha le risorse per adeguarsi a nuovi standard ambientali?
Questi scenari, un tempo considerati marginali, sono oggi al centro della riflessione sul rischio di credito. La probabilità di default (PD) e la perdita in caso di default (LGD) possono variare sensibilmente in presenza di fattori climatici o ambientali critici.

Il ruolo delle agenzie di rating


Il compito delle agenzie di rating è quello di cogliere tutti gli elementi che possano influenzare il profilo di rischio di un’impresa. Sempre più spesso, questo significa analizzare l’esposizione ai rischi climatici e l’approccio aziendale alla gestione della sostenibilità.

In linea con quanto auspicato dalla BCE, molte metodologie di rating oggi integrano:

  • Analisi di scenario e stress test ambientali;
  • Esposizione a settori ad alta intensità carbonica;
  • Reputational risk legati a pratiche non sostenibili.

Oltre la compliance: una prospettiva strategica


Non si tratta solo di rispondere a obblighi regolatori. Integrare la valutazione ambientale nel processo di analisi del credito è oggi una leva di resilienza. Un’impresa che gestisce attivamente i propri rischi climatici è, molto spesso, anche un’impresa più preparata ad affrontare shock economici e transizioni di mercato.
A distanza di anni dalla pubblicazione delle prime linee guida europee, il tema resta centrale. L’integrazione tra finanza e sostenibilità non è una moda: è una trasformazione strutturale, che continua a ridefinire il modo in cui valutiamo il rischio. E a ricordarci che i numeri, da soli, non bastano.

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