Il 3 aprile, il presidente Trump ha annunciato l’imposizione di nuovi dazi sui partner commerciali degli Stati Uniti. L’idea di dazi “reciproci” era attesa, ma non si conoscevano i dettagli di questa strategia commerciale che rischia di avere un impatto significativo sul commercio mondiale. La parola “reciproci” è qui volutamente tra virgolette perché, osservando le misure presentate ufficialmente, non è chiaro se si tratti davvero di reciprocità.
Questi dazi, infatti, non rispecchiano quelli imposti sui prodotti made in USA, ma sono determinati da una formula che dipende unicamente dal deficit commerciale e dalle importazioni degli Stati Uniti. Con ottima approssimazione, il dazio imposto sul paese A è dato dal surplus commerciale di A nei confronti degli USA, diviso per il totale delle esportazioni di A verso gli USA. Il risultato viene poi diviso per 2, in un apparente atto di magnanimità del Presidente.
L’USTR1 ha pubblicato in dettaglio la formula usata e l’argomento alla base di questa novità. In sostanza: aumentando i dazi, i prezzi all’importazione salgono (in una proporzione nota e fissa), la domanda di import scende (in una proporzione nota e fissa) e la bilancia commerciale si ribilancia (in misura, di nuovo, nota e fissa). Il governo ammette di assumere che i (due) parametri della formula siano corretti e che i “ribilanciamenti dei tassi di cambio ed effetti sull’economia siano abbastanza piccoli da poter essere ignorati”. Ovvero, assume che tutto ciò che potrebbe invalidare il ragionamento non sia rilevante. Sceglie quindi i parametri della formula in maniera judgemental (e tali per cui di fatto si cancellano a vicenda) e trova il risultato sopracitato: surplus commerciale, meno export, diviso per il valore dell’export. E poi diviso per due, per applicare lo sconto.
Per fare un esempio, la Cina vanta un surplus commerciale con gli USA di circa 270 miliardi, su un totale di esportazioni verso gli USA di circa 400 miliardi. Il dazio è quindi 270/400 = 67%, che scende al 34% dopo lo sconto. L’Unione Europea ha un surplus di 200 miliardi, a fronte di esportazioni per 530 miliardi. Il risultato è circa 200/530 = 38%, prima dello sconto.
Per mettere questa cifra in prospettiva, finora il tasso medio dei dazi imposto dagli Stati Uniti era del 3,95%, leggermente più alto rispetto alla media dei tassi imposti dall’UE (3,5%), con eccezioni riguardo, per esempio, auto, prodotti chimici e alimentari, con dazi più elevati di, rispettivamente, 1 e 3,5 punti percentuali.
Le nuove tariffe USA (con sconto)
Full tariff | Discounted tariff | |
China | 67% | 34% |
EU | 39% | 20% |
Vietnam | 90% | 46% |
Taiwan | 64% | 32% |
Japan | 46% | 24% |
South Korea | 50% | 25% |
Thailand | 72% | 36% |
Switzerland | 61% | 31% |
Indonesia | 64% | 32% |
Malaysia | 47% | 24% |
Cambodia | 97% | 49% |
UK | 10% | 10% |
South Africa | 60% | 30% |
Brasil | 10% | 10% |
Bangladesh | 74% | 37% |
Singapore | 10% | 10% |
Israel | 33% | 17% |
Philippines | 34% | 17% |
Chile | 10% | 10% |
Australia | 10% | 10% |
Fonte: the White House
Il background
L’obiettivo dell’amministrazione Trump è di riequilibrare la bilancia commerciale degli Stati Uniti e, al contempo, utilizzare le entrate per abbassare il livello di deficit fiscale e debito pubblico statunitense. Nel 2024 gli Stati Uniti avevano:
-Rapporto deficit fiscale su PIL -6.3%, peggior dato da 10 anni se si esclude il 2020 e fra i peggiori registrati in periodi di non-recessione

Fonte: Federal Reserve
-Rapporto Debito Pubblico su PIL 122%, peggior dato di sempre se si esclude il 2020

Fonte: Federal Reserve
-Record del deficit commerciale

Fonte: Federal Reserve
Reazioni
I mercati, il giorno dell’annuncio, sono sprofondati. L’S&P 500 ha perso il 4,8%, la maggiore discesa dal 2020, l’indice europeo Stoxx 50 è sceso del 3,6%, e l’italiano FTSE MIB ha chiuso a -3,6%. Il cambio Euro/Dollaro ha registrato un’impennata di quasi l’1,7% a favore della valuta europea, mentre i titoli di stato italiani sono rimasti sostanzialmente stabili.
Sarà importante ora valutare la risposta dei partner commerciali degli USA; la scorsa settimana, in una dichiarazione congiunta, Cina, Giappone e Corea del Sud hanno annunciato che accelereranno i negoziati per un accordo trilaterale di libero scambio e che coordineranno una risposta congiunta ai nuovi dazi USA.
L’UE sta preparando un pacchetto di misure di emergenza per supportare le imprese che saranno maggiormente colpite, mentre una risposta ufficiale verso gli Stati Uniti potrebbe comprendere dei dazi (questi veramente “reciproci”) sui beni USA, o maggiori vincoli regolatori verso le big tech USA. La via preferenziale resta quella dei negoziati, ragion per cui ci aspettiamo che la Commissione Europea attenderà ancora qualche giorno prima di adottare misure ufficiali in risposta ai dazi di Trump.
Effetto sulle valutazioni Cerved Rating Agency
È da notare che i dazi sono stati imposti in maniera uniforme, senza differenziare tra settori economici. Cerved Rating Agency, forte di un’esperienza pluriennale di analisi settoriale, sta monitorando attentamente i vari settori italiani, che saranno colpiti diversamente a causa della loro diversa propensione all’export e a diverse interazioni di filiera.
Con tutta probabilità, le stime di PIL italiano e globale verranno riviste al ribasso nei prossimi mesi: ancor più che gli impatti diretti dei dazi sulle imprese esportatrici, peserà l’incertezza complessiva sia sul commercio mondiale, sia sulla programmazione degli investimenti da parte delle imprese. A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge l’incertezza sulle risposte che darà l’UE, e l’eventuale contro-risposta da parte degli Stati Uniti che potrebbe sfociare in una guerra commerciale totale.
Nel nostro portafoglio di soggetti valutati abbiamo identificato circa 650 aziende esportatrici verso gli USA, che monitoriamo con attenzione.
Il 6 maggio, in occasione dell’evento Credit Outlook, trasmesso in streaming dal Sole 24 Ore, presenteremo le nostre considerazioni in proposito, nel contesto di scenari globali che indagheremo con il contributo di ospiti esterni dalla finanza, accademia e industria italiana.
- L’ Office of the United States Trade Representative, ovvero l’agenzia del governo responsabile delle politiche commerciali USA: https://ustr.gov/issue-areas/reciprocal-tariff-calculations, consultato il 3 Aprile 2025. ↩︎